In mostra al museo veneziano di Punta della Dogana (di Tadao Ando), il “Maledetto inferno” dei fratelli Chapman è composto da una serie di diorami di incredibile potenza sulle mille immagini del dolore e della morte. Delirio dell’atrocità nazista, l’inferno è comunque una fastosa celebrazione del superuomo che vive, e soffre oltre l’immaginabile, non dopo la morte, che sarebbe inesatto, ma DURANTE la morte, intesa come stato finale e permanente.
I diorami dei Chapman sono un capovolgimento dell’ideale idillico, edificante, pacificato e consolatorio che circonda come un’aureola la parola “paesaggio”. I loro criminali diorami nazisti ci ricordano (vedi Brueghel o Boecklin) che, quando è maledetto da Dio e dagli uomini, il paesaggio maledetto è uno strumento meraviglioso e potentissimo. Si dice che ogni giardino sia sempre una rappresentazione dell’Eden, ma è bello pensare che qualche volta possa essere anche una rappresentazione di un angolo d’inferno.